Chiesa di San Vincenzo

Cremona, 2020

Lo stato di conservazione della facciata della chiesa di S. Vincenzo risultava particolarmente degradato, ciò reso evidente dalla caduta al suolo di intonaci dalla sommità e dai cornicioni, soprattutto in seguito ad eventi atmosferici.

Nel complesso la facciata presentava un aspetto degradato anche per la presenza di riprese degli intonaci eseguite in modo sommario con malte cementizie e per le cattive condizioni di conservazione in cui si presentano i componenti lapidei, gli stucchi e i dipinti murali.

L’intervento conservativo ha previsto un complesso di interventi finalizzati a salvare tutti gli intonaci antichi ancora recuperabili, a rimuovere i materiali non compatibili con quelli originali, a proporre nuovi intonaci e coloriture con impasti a base di grassello di calce e a ripristinare le coloriture originarie, desumibili attraverso un accurato studio dei materiali originali superstiti. L’intervento ha previsto anche il restauro dei manufatti lapidei, dei portali e dei serramenti lignei, nonchè dei manufatti metallici.

  • Cliente: Parrocchia di S. Agata in Cremona
  • General Contractor: Musoni Renzo snc
PrimaDopo

L’elaborazione del progetto è stato preceduto da una accurata campagna di rilievi effettuati dallo studio R.T.C. di Colturato Daniele e Pedrini Moreno s.n.c. di Cremona.

Si è proceduto alla generazione di un modello tridimensionale eseguito attraverso scansioni a 360° effettuate con Laser Scanner, georiferite fra loro mediante misurazioni di tipo celeri metrico.

Inizialmente è stato predisposto un sistema di riferimento topografico attraverso la realizzazione di una rete poligonale principale, alla quale sono state agganciate le reti secondarie di raffittamento.

Il rilievo di entrambi le reti è stato effettuato con stazione totale “SOKKIA mod. Reflettorless 2030R” con lettura sia di sistemi riflettenti (prismi, microprismi e target) sia di lettura diretta mediante laser.

Per la realizzazione delle poligonali sia principale che secondarie sono state utilizzate basi a centramento forzato al fine di ridurre gli errori di posizionamento sia delle stazioni che dei prismi.

A questo sistema di riferimento topografico è stata ancorata la campagna di scansioni condotte, sia all’interno che all’esterno dell’edificio, utilizzando un laser scanner “Leica HDS 7000”.

Le diverse scansioni sono state fra loro georiferenziate mediante la collimazione di target di riferimento (minimo 5 punti per ogni singola scansione), le cui coordinate sono state ricavate dal rilievo strumentale.

Complessivamente sono state realizzate 63 scansioni ad alta definizione di cui 32 esterne e 31 interne all’edificio.

Considerate le caratteristiche logistiche della struttura, le parti non visibili da terra , in particolare il fianco prospiciente via Fondulo e le coperture della chiesa e del campanile, sono state rilevate mediante riprese fotografiche aeree utilizzando un sistema “APR” (aeromobile a pilotaggio remoto) meglio noto come “drone” dotato di fotocamera ad alta definizione e ottica calibrata.

Le immagini ottenute sono state successivamente processate con opportuni sistemi di analisi in grado di ricavare nuvole di punti particolarmente dense, georiferite e perfettamente integrabili con la banca dati ricavata dalle scansioni laser scanner.

Il modello tridimensionale così ottenuto è stato elaborato dal software“Z+F Laser Control” che ha consentito la generazione di vari profili di sezione, sia orizzontali che verticali, necessari alla realizzazione degli elaborati grafici richiesti.

La restituzione grafica della facciata su via Palestro, della sezione trasversale e delle piante della coperture è stata sviluppata mediante il software “ZMAP Laser” e tradotta in elaborati sia di tipo vettoriale che in ortofotopiani ad alta definizione.

Nel corso di un fortunale, che flagellò la città il 29/06/2011, un fulmine colpì il pinnacolo marmoreo al cui vertice era collocala la croce metallica, facendolo rovinare al suolo; la sua caduta ebbe come conseguenza la frantumazione del manufatto medesimo.

Per quanto attiene l’analisi delle condizioni di degrado della facciata, occorre precisare che, oltre ai fenomeni degenerativi, che comunemente costituiscono le principali cause di degrado delle superfici esterne dell’edilizia storica, qui si sovrapposero anche i danni causati da interventi conservativi condotti secondo criteri e metodologie non rispettosi dei materiali antichi e non compatibili con gli stessi.

In particolare si riscontrarono gravi forme di degrado delle superfici laddove sono stati utilizzati leganti idraulici, soprattutto cementizi, nella composizione di malte utilizzate per interventi manutentivi e dove sono state applicate tinteggiature con prodotti “pellicolanti”, non in grado di lasciarsi attraversare dall’aria e/o dal vapore (non “traspiranti”), al di sopra degli intonaci antichi.

I danneggiamenti più evidenti si manifestarono soprattutto alla base del fabbricato, dove, al di sopra della zoccolatura in pietra, sono presenti estese cadute di intonaci e/o intonaci gravemente compromessi dall’umidità di risalita per capillarità, anche a causa delle tinteggiature “pellicolanti” di cui si è fatto cenno; si manifestarono inoltre nelle parti alte della facciata, dove, le estese lacune negli intonaci, sono principalmente dovute al dilavamento prodotto dagli agenti atmosferici ed all’assenza di interventi manutentivi.